L’Anffas, La Rosa Blu e l’assistenza alle persone fragili
Poco prima della festa annuale dell’Anffas onlus Centro Lario e valli incontro il direttore Massimo Bottazzi al ristorante Risorgimento. “Duecentotrentacinque iscritti” – mi dice orgoglioso – “e con diversi esterni”, segno che il messaggio che da tanti anni porta avanti è arrivato e la risposta del territorio è forte. Massimo mi parla con entusiasmo della sua attività e dell’associazione che dirige, lo sguardo segnato dall’esperienza, l’entusiasmo di un ragazzino.
L’Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) è una onlus nata nel 1958 che oggi vanta più di duecento associate sul territorio nazionale. Una di queste, particolarmente attiva, è proprio quella che ha sede a Grandola, presente da una quarantina d’anni e con un bacino che comprende i cinquantaquattro comuni delle comunità montane del Lario Intelvese e delle valli del Lario e del Ceresio.
Nata come struttura di trasporto e organizzazione di soggiorni marini per quelle che i dipendenti chiamano, in maniera il più possibile omnicomprensiva, persone fragili, l’associazione ha vissuto una prima svolta nel 2001 quando, col nulla osta delle istituzioni, ha aperto a Grandola la struttura RSD (residenza sanitaria per disabili), dotata di ventiquattro posti letto per persone con problemi gravi. Nel 2010 (e fino a poco tempo fa) è stato inoltre attiva una comunità alloggio aggiuntiva a Domaso.
La seconda svolta – quella più attesa e condivisa con tutto il territorio – è stata invece l’apertura, a novembre 2017, de La Rosa Blu. Il grosso edificio, che sorge presso la struttura RSD, ospita quarantadue posti letto per degenti gravi, a cui se ne aggiungono altri ventiquattro per ospiti più o meno autosufficienti o per le disabilità leggere; la struttura comprende anche una palestra e una piccola piscina, utilizzata per corsi di nuoto e, ovviamente, attività fisioterapica.
Nei progetti futuri relativi alla struttura c’è l’apertura di un ristorante self-service e di una lavanderia che serva il circondario, a sottolineare ancora l’apertura dell’Anffas alle persone cosiddette terze. Va detto che tutt’ora l’associazione garantisce una novantina di posti di lavoro, dei quali due terzi circa a tempo pieno: tra questi manutentori, infermieri e medici, psicologi e psicoterapeuti e, ovviamente, fisioterapisti. Proprio il personale specializzato che una struttura di questo tipo comporta è alla base degli altissimi costi di gestione, che le molte iniziative dell’Anffas provano a coprire e cui la Regione ancora fatica a contribuire: è questo un nodo futuro che si spera venga dipanato, per il bene della collettività.
Non è tutto: l’Anffas assicura anche assistenza a domicilio di natura fisioterapica o anche solo sociale (il numero di riferimento è il 3347227384); dispone, inoltre, di spazi vendita permanenti in via Garibaldi a Porlezza e al supermercato Ortalli, nei quali vengono venduti i prodotti creati dagli ospiti delle strutture – i quali, va detto, sono impegnati in altre attività gestite direttamente dall’associazione: tra queste sono da elencare duemila metri quadrati di serre a Grandola e gli appalti comunali relativi , fra le diverse attività, alla pulizia dei luoghi pubblici, alla gestione del verde e al servizio di scuolabus.
Per maggiori informazioni, sono attivi un sito internet e una pagina facebook.
Un’associazione attiva e ben radicata nel territorio, dunque: da anni le manifestazioni e le attività promosse da Anffas e La Rosa Blu (ultima in ordine di tempo la vendita di arance della legalità siciliane) sono una ben nota realtà del territorio, oltreché – non è male sottolinearlo – una delle più grandi realtà lavorative del circondario. Di questi tempi, non è poco.