Cesare Massaini: lo scrittore carlazzino si racconta
Siamo andati a trovare Cesare Massaini, il 30enne carlazzino che sta cavalcando la sua passione di scrittore, libro dopo libro. L’ultimo, un curioso giallo ambientato a Genova, che si intitola “Trovami, Vera” è appena uscito, edito da Eracle Edizioni.
Ma non vogliamo raccontarvi niente di più… vogliamo lasciare che sia Cesare a farlo…
Fin da giovanissimo una vita da scrittore: da dove è nata questa passione? E quali sono i tuoi modelli come autori?
«Ma, diciamo che io ho iniziato a scrivere da quando ero bambino, con matita e carta e qualche idea un po’ strampalata ancora da maturare. Non so bene da dove sia nata questa passione, forse un po’ a casaccio o forse per via della mia seconda passione che è la sceneggiatura, ovvero lo scheletro scritto di un film, dove bisogna tenere conto solo delle azioni e dei dialoghi senza trasmettere emozioni vere e proprie al lettore. Io credo che sia questo il motivo che mi spinge a scrivere un romanzo, in quanto un romanzo ti permette di esprimere sensazioni non traducili sullo schermo televisivo come scene vere e proprie. I miei modelli di riferimento al quale butto un occhio per strutturare lo svolgimento di un racconto, sono i maestri Stephen King e l’italiano Donato Carrisi, entrambi autori noti per il genere horror/thriller».
Nel 2012 arriva l’opera prima: Il silenzio delle vittime, edito a tue spese. Com’è stata l’esperienza del Self Publishing?
«L’esperienza del self publishing è stata buona, ovvero, è appagante vedere il proprio libro stampato e in bella vista sulla mensola della propria camera, con qualche copia sparsa qua e la dietro a qualche vetrina di una biblioteca o di un negozio. Dall’altra, e questa è un mio punto di vista, l’opzione del self publishing è come un’arma a doppio taglio, ovvero, ti permette di vedere sì il tuo libro pubblicato, tuttavia senza una dovuta attenzione critica che un romanzo merita da parte di un correttore di bozze».
Il 2018 è l’anno del nuovo libro, il primo ad avere un editore vero e proprio: “Trovami, Vera” pubblicato con Eracle Edizioni, la storia di una sensitiva sulle tracce di una ragazza scomparsa. Ma, dicci un po’.. a chi ti ispiri per i tuoi personaggi? Come li crei?
«Mmm, bella domanda…..
nel senso che la risposta non ce l’ho, o, perlomeno, non sarebbe completa e soddisfacente. Molte volte sento dei dialoghi che si sviluppano nella mia mente, altre volte sono spezzoni di scene che mi compaiono davanti agli occhi. Molte volte mi succede di essere al supermercato a fare la spesa e mi viene in mente una bella scena, e allora appunto qualcosa sullo scontrino. Sono uno di quelli a cui piace che le cose prendano forma davanti allo schermo, mentre le sto scrivendo, tuttavia senza sapere bene dove io voglia mirare. Lo so, è un po’ strano, ma per me funziona così, e alla fine mi dico: “dai, è uscito qualcosa di buono che non mi sarei mai aspettato!” A me piace pensare che non c’è da inventare nessuna storia, esiste già nella realtà, bisogna solo coglierla e ascoltarla».
E com’è stato il grande salto dall’editoria fai da te a una casa editrice vera e propria? Cosa è cambiato?
«Beh, diciamo che, dal punto di vista della scrittura, a me non è cambiata una virgola. Dal punto di vista della presa in considerazione del romanzo, invece, c’è di mezzo un abisso oscuro e pericoloso. Nel senso che una casa editrice vera e propria mette a disposizione figure professionali con alte capacità di lettura che giudicano la solidità della tua opera, e quindi è molto più soddisfacente sentirsi chiamare al cellulare da una casa editrice, come è capitato a me, e che ti dica che il tuo libro ha superato la prova del nove e che merita la pubblicazione».
Progetti in cantiere?
«Per me il 2017 è già stato un anno fin troppo creativo, nel senso che ho scritto due romanzi, “Trovami, Vera”, per l’appunto, e un altro thriller, “Ognuno di noi ha dei lati oscuri”, questo un po’ più pesante e non ambientato in Italia, che verrà pubblicato da un’altra importante casa editrice per la metà del 2018. Diciamo che non mi sforzo di trovare un’altra storia, mi succede così, non lo decido io, mi ritiro nella stanza, un bel foglio stropicciato e una matita da temperare ogni due per tre, e scrivo qualcosa per stimolare l’immaginazione. Posso dirti che sto già lavorando a un’altra trama che tocca il tema dei rapimenti di bambini, ma non sono il tipo che ama sbilanciarsi prima di percepire qualcosa di sostanzioso tra le mani».
Se dovessi dare un consiglio a giovani aspiranti scrittori, cosa gli diresti?
«Qui lasciami fare una battuta, altrimenti a fare troppo i seri si finisce con l’essere noiosi e pedanti; come mi dice la segretaria della casa editrice Albatros per conto della Mondadori, con la quale mi sto sentendo per il nuovo libro, “Cesare, mi raccomando, non dare consigli, non è il tuo mestiere, altrimenti nessuno capisce cosa diavolo vuoi dire e ti prendono per scemo”. In effetti, ha ragione. Scherzi a parte, direi semplicemente di lasciarsi trasportare dalla storia e non fissarsi a elaborare la scena mentalmente, tanto, credetemi, alla fine è la realtà che ti dice se la tua storia può stare in piedi oppure se va rivista. Di divertirsi, di provare a vivere col tuo personaggio la storia che vuoi scrivere, di lasciarsi consigliare da lui, e chiedergli se vorrebbe fare così o in diverso modo. Insomma, alla fine, per me, scrivere, è come fare da tramite alla vocina nella testa che ti dice cosa scrivere, tenendo sempre presente che genere di storia vuoi raccontare. Ogni genere ha le sue regole, regole che possono essere infrante o interpolate solo se le hai prima interiorizzate».
E allora cari lettori, andiamo a scoprire chi è Vera e come finisce l’ultima storia di Cesare Massaini, comprando il ibro in libreria o sul sito della casa editrice Eracle.
E per gli amanti della scrittura, il consiglio finale è… “tentar non nuoce…provateci, seguendo la vostra fantasia!”.