“Codice A Sbarre – storie e prodotti made in carcere” a Porlezza
“Codice A Sbarre – storie e prodotti made in carcere” è il nome della mostra aperta il 25 luglio a Porlezza e visitabile fino al 2 agosto prossimo, presso il Centro Civico.
L’evento è organizzato da Il Cerino – Bottega Equosolidale.
Si tratta di una mostra dedicata ai prodotti eccellenti dell’economia carceraria italiana. Un viaggio tra quei progetti lavorativi e laboratori artigianali che danno ai detenuti una possibilità di riscatto, da Torino, fino a Ragusa, passando per Bergamo, Sondrio, Venezia e Roma.
Perché dietro ogni prodotto di qualità c’è la storia di persone che l’hanno lavorato con impegno, siano esse detenute o persone comuni. Una storia che merita di essere raccontata!
Sono tantissimi i progetti raccontati da Codici a Sbarre, fra cui segnaliamo:
- Extraliberi, laboratorio di serigrafia e ricamo, della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino
- Pastificio 1908, Laboratorio di Produzione artigianale di pasta senza glutine, Casa circondariale di Sondrio
- Rio Terá dei pensieri, Laboratorio di cosmetica, Casa di reclusione della Giudecca (Venezia)
Il lavoro in carcere
La legge 354 del 1975 dice che il lavoro nelle carceri è uno dei fattori fondamentali per la riabilitazione dei detenuti.
Secondo il XV rapporto sulle condizioni di detenzione dell’associazione Antigone, al 31 dicembre 2018 su 59.655 detenuti complessivamente presenti nelle carceri italiane, i lavoranti erano 17.614, di cui 6.373 stranieri e 809 donne.
Rispetto ai lavori gestiti dall’amministrazione penitenziaria, quelli organizzati e retribuiti da altri soggetti creano un ponte tra il carcere e la società e fanno svolgere ai detenuti attività lavorative richieste dal mercato.
Le probabilità che un condannato torni a delinquere si abbassano se durante la sua permanenza in carcere avrà avuto la possibilità di accedere a corsi di istruzione e formazione e la possibilità di lavorare.
In base ai dati forniti dall’Osservatorio delle misure alternative del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (DAP), il 68,45% dei recidivi si contano fra coloro che scontano la pena in carcere; mentre la percentuale scende a 19% nel caso di detenuti che scontano una pena in misura alternativa. Quando i detenuti vengono inseriti in un progetto produttivo, invece, solo il 2% risulta essere recidivo.