Piccoli Comuni: intervista all’assessore Sertori
Massimo Sertori, nato a Sondrio nel 1968, è assessore agli Enti locali, Montagna e piccoli Comuni della Regione Lombardia.
-Vista la sua delega ai Rapporti con la Svizzera, come possiamo giudicare il dialogo tra Regione Lombardia e Canton Ticino?
I rapporti sono molto buoni e collaborativi. In queste ultime legislature direi che si sono decisamente rafforzati e strutturati, ne sono testimonianza l’ingresso di Regione Lombardia (e Piemonte) nella Regio Insubrica, i numerosi incontri bilaterali tra i due Governi, cosí come la roadmap siglata a dicembre. Le collaborazioni che quotidianamente stiamo portando avanti sui temi di comune interesse, aiutano a rendere ancora piú stabili e proficui i contatti tra le due parti, nonché superare divisioni e difficoltà burocratiche allo scopo di favorire la quotidianità dei cittadini frontalieri.
-Proprio qui volevo arrivare. Sulla questione frontalieri, molto cara ai cittadini delle zone di confine, qual è l’azione di Regione Lombardia?
Regione si sta battendo da anni per tutelare gli interessi dei propri cittadini su tutti i fronti. Dalla LIA alla chiusura dei Valichi notturni, dalla gestione degli inerti ai trasporti, dalla navigazione dei laghi all’inquinamento e livello delle acque, ovviamente non tralasciando la tassazione dei lavoratori frontalieri che, nonostante sia una tematica nazionale, rientra quasi quotidianamente negli incontri e nei rapporti tra Lombardia e Ticino. Per noi i frontalieri rappresentano una risorsa da tutelare.
-Come sono da valorizzare e tutelare i piccoli comuni, non è vero?
Tengo particolarmente ai piccoli Comuni. Ciascuno ha una storia alle spalle da raccontare, ciascuno è fedele custode di un patrimonio culturale e paesaggistico straordinario.
I piccoli Comuni hanno tanti problemi ed esigenze diverse rispetto ai Comuni più grandi, ma la loro differenza va considerata come un valore aggiunto. Chi li amministra, ad esempio, sono persone disposte a dedicarsi completamente alla comunità, sottraendo tempo alla propria famiglia e “toccando con mano” le reali esigenze dei cittadini.
– Le politiche che sta mettendo in campo in che direzione vanno?
L’obiettivo del mio assessorato, tra gli altri, è quello di scongiurare lo spopolamento di queste realtà e garantirne la sopravvivenza.
Il mio impegno dunque è quello di dare maggior attenzione e un supporto concreto in termini economici e di servizi erogati ai cittadini. Un esempio è il bando che ho proposto per finanziare interventi di carattere urgente presentati da piccoli Comuni lombardi e finalizzati alla difesa del suolo, alla sostenibilità energetica, alla sicurezza dei cittadini, al mantenimento di strutture e infrastrutture pubbliche e alla riqualificazione dei beni artistici, culturali e paesaggistici. Una misura che si è rivelata un successo.
-Lei è stato uno dei fautori della nuova legge sull’idroelettrico che consegna, alla scadenza della concessione, dighe e impianti alle Regioni e definisce le linee guida per la riassegnazione. Primo e vero anticipo di Autonomia?
Proprio così. Con la nuova legge sull’idroelettrico si è innescato un sano processo di autonomia che rende protagonisti i territori dove viene prodotta questa energia.
Siamo di fronte ad un risultato storico, che si attendeva da 20 anni, che dimostrerà come le risorse derivanti dall’idroelettrico vengano gestite al meglio se spese vicino al territorio in cui vengono generate. Così come già succede per le province autonome di Trento e di Bolzano, anche tutti gli altri territori di montagna potranno utilizzare una parte importante dei proventi e andare a perequare i maggiori costi dei servizi in montagna. Anche così si contrasta il fenomeno dello spopolamento.
-Ci fa un esempio concreto dei benefici che ricadranno sui cittadini?
Certo. Le Regioni, grazie alla nuova legge, potranno chiedere a costo zero una parte dell’energia prodotta su tutte le grandi derivazioni idroelettriche e destinarla alle
province in cui sorgono gli impianti. Questa potrà essere utilizzata nell’ambito dei servizi pubblici, ad esempio gli ospedali di montagna. Prevediamo che nei prossimi dieci anni ci siano investimenti per alcuni miliardi che consentiranno di generare occupazione, efficientare l’intero “sistema montagna” e aumentare in modo considerevole la produzione di energia da fonte rinnovabile.