Magritte Lugano: al LAC La ligne de vie.
Comunicato Stampa Magritte Lugano Lac – Dal 16 settembre scorso al 6 gennaio 2019 il Museo d’arte della Svizzera italiana rende omaggio al maestro belga del surrealismo René Magritte con la mostra Magritte. La Ligne de vie. Attraverso un’eccezionale selezione di opere, l’esposizione ripercorre tutta la carriera dell’artista, dagli esordi fino ai più celebri dipinti della maturità.
La conferenza La Ligne de vie (La linea della vita) che René Magritte tenne il 20 novembre 1938 al Musée Royal des Beaux-Arts d’Anversa è l’ideale filo conduttore dell’esposizione. La conferenza rappresenta una delle rare occasioni in cui l’artista si sia espresso in pubblico sul proprio lavoro. Magritte, attraverso una serie di immagini e ricordi personali, delineò allora la genesi della sua arte e illustrò i principi che gli avevano permesso di trasformare oggetti quotidiani in immagini perturbanti.
La mostra al Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI), seguendo tale traccia, offre al visitatore l’opportunità di comprendere l’origine e le fonti d’ispirazione dell’opera di un artista capace, come pochi altri, di suggestionare il pubblico.
Magritte Lugano – L’esposizione
Il percorso espositivo annovera più di novanta opere e si apre con le creazioni dei primi anni Venti. Benché si tratti di dipinti ancora lontani dagli esiti più conosciuti, è già evidente il desiderio di Magritte di allontanarsi dalle convenzioni e di rappresentare il mondo e gli oggetti sotto una luce nuova. Alcuni lavori in mostra, raramente esposti al pubblico, evidenziano l’infatuazione giovanile dell’artista per il futurismo italiano di cui condivide lo spirito irriverente. È tuttavia la metafisica di De Chirico a offrire a Magritte lo spunto decisivo per la definizione della propria poetica: in mostra è presentato un eccezionale confronto fra un capolavoro di De Chirico, Les plaisirs du poète (1912), e La traversée difficile (1926) di Magritte.
Segue un’ampia selezione di lavori realizzati fra gli anni Venti e Trenta in cui si definiscono progressivamente i temi prediletti dell’artista. Come illustrato da Magritte nella Ligne de vie, alla base dei dipinti realizzati tra il 1925 e il 1936 c’è la ricerca sistematica di un effetto poetico sconvolgente. Tale effetto è raggiunto in primo luogo attraverso lo “spaesamento” di oggetti comuni, scelti affinché la loro decontestualizzazione risultasse particolarmente efficace. Le noctambule (1928), ad esempio, presenta un uomo che si aggira in un interno domestico illuminato da un lampione di strada come si trattasse di un ambiente misterioso e ingannevole. Altre opere associano immagini e parole in modo arbitrario per sovvertire le prassi linguistiche. Le sue “peinture-mots”, come Le reflets du temps (1928), Le parfume de l’abîme (1928) e L’arbre de la science (1929), rappresentano uno dei contributi più originali di Magritte all’arte del Novecento.
L’esposizione documenta altri esempi delle tecniche utilizzate dall’artista per rendere insolite le cose più comuni: Les marches de l’été (1938) presenta un cielo diviso in blocchi come fosse fatto di materia solida; in L’arbre savant (1935) gli oggetti sono accostati tra loro senza alcuna relazione logica: nelle cavità di un albero si trovano una candela, una forma geometrica, del filo di ferro attorcigliato; Modéle rouge (1953) mostra piedi e scarpe fusi insieme a sottolineare la “mostruosa” abitudine di avvolgere i piedi in oggetti di pelle. Queste opere, che oggi riconosciamo come capolavori, all’epoca della loro creazione destarono numerose critiche. Come ricorda lo stesso Magritte, gli venne rimproverata l’assenza di qualità plastiche, la rinuncia a uno stile “pittorico” in favore di una rappresentazione scarna e la collocazione di oggetti in luoghi inconsueti.
L’esposizione del MASI presenta anche una selezione di lavori successivi alla conferenza del 1938 per mettere in evidenza come l’approccio artistico illustrato da Magritte in tale occasione, costituì il fondamento di tutta la sua carriera creativa. Alcuni dei suoi dipinti più celebri furono realizzati tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Sessanta, tra cui La mémoire (1948), Le château de Pyrénées (1962) e La grande guerre (1964).
Il percorso espositivo documenta inoltre alcune divagazioni del maestro belga dal suo inconfondibile stile, i periodi “Renoir” – durante il quale impiega una tecnica ispirata all’impressionismo – e “vache”, ovvero brutto: una serie di opere realizzate nel 1948 con colori sgargianti e pennellate molto libere che fanno ironicamente il verso al fauvismo. Completano l’esposizione documenti, fotografie e una serie di affiches che illustrano l’aspetto commerciale dell’opera dell’artista, oltre alla proiezione di film da lui realizzati alla fine degli anni Cinquanta.
La mostra è realizzata con il sostegno della Fondazione Magritte e grazie alla collaborazione con Amos Rex di Helsinki.
Visite guidate gratuite alla mostra ogni domenica alle ore 13:00. Prenota qui.